Babbo Natale è un bodhisattva?

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Babbo Natale è certamente un po’ lontano dall’immagine del bodhisattva orientale, ma c’è stato chi lo ha pregato come tale.

Qualche anno fa ebbe gran risalto nel settore questo video di un monaco che pregava davanti ad un altare nel quale troneggiava una statua di Babbo Natale con una tonaca da monaco, con accanto un bell’albero di Natale con tanto di lucine ad intermittenza.

Certo è curiosa come immagine e i commenti al video sono piuttosto positivi. Uno dice che il video shows how tolerant Buddhism is and able to absorb positive aspects of other cultures (mostra quanto il Buddhismo sia tollerante e sia in grado di assorbire aspetti positivi di altre culture). Per quanto possa risultare ridicolo, ci sono in questa cerimonia molti elementi tipici di una cerimonia buddhista vera e propria, tanto da far riferimento a Babbo Natale come Santa Bosatsu (散多菩薩) o “Santa Bodhisattva”, enfatizzando la sua capacità di portare gioia in modo assolutamente altruistico.

Se questo già vi sembrava esagerato, in rete abbiamo trovato anche di meglio.

Qualcuno infatti si è preso la briga di immaginare come, se Babbo Natale fosse una figura buddhista, sarebbe il testo di un sutra dedicato a lui e l’ha scritto. Non vuole essere una cosa seria, ma, piuttosto, forse, un mero esercizio di stile. Ci teniamo a precisare che con questo testo non vogliamo apportare offesa ad alcuno.

Jodo Shinshu Sutra Nembutsu

Così ho udito. Un tempo il Buddha era nel monastero nel boschetto di Jeta del Giardino di Anathapindaka a Shravasti, insieme ad un grande gruppo di milleduecentocinquanta monaci, che erano tutti grandi arhat, ben noti alla gente. Tra loro vi erano grandi discepoli, come gli Anziani Shariputra, Mahamaudgalyayana, Mahakashyapa, Mahakatyayana, Mahakausthila, Revata, Shuddhipanthaka, Nanda, Ananda, Rahula, Gavampati, Pindola-Bharadvaja, Kalodayin, Mahakapphina, Vakkula e Aniruddha. Egli era anche accompagnato da molti bodhisattva-mahasattva, come il Principe del Dharma Manjushri, il Bodhisattva Ajita, ed il Bodhisattva Sforzo Costante. Erano inoltre presenti il Re Brahma, signore del mondo saha e i suoi seguaci, dodicimila figli degli dèi, gli otto re dei draghi, i quattro re gandharva, quattro re asura, i quattro re garuda, il Re Ajatashatru, figlio della Regina Vaidehi, con centinaia di migliaia di seguaci.

A quel tempo, il Buddha disse all’Anziano Ananda: “Se ti metti in viaggio verso nord da qui, passando per centinaia di migliaia di asamkhya di koti di terre di Buddha, si arriva in un laboratorio in cui abita un Bodhisattva del decimo stadio chiamato Mahāsānthaklaṣ (Santa Claus), il quale, ancora oggi, si trova in uno stato di profonda samadhi.”

Ananda, perché quel Bodhisattva è chiamato Santa Claus? In un lontano passato – innumerevoli, incalcolabili e inconcepibili kalpa fa viveva un bramino chiamato Nikholāṣ (Nicola). A quel tempo, Nicholas incontrò un Buddha denominato Gioia di Donare Regali, che espose il Dharma. Nicholas fu così profondamente commosso dagli insegnamenti che rinunciò alla vita da padrone e fece una serie di grandi voti:

  1. Di raggiungere la samadhi di sapere chi si comporta male e di chi si comporta bene.

  2. Di raggiungere la samadhi di essere in grado di poter visitare tutte le case in una sola notte.

  3. Di raggiungere la samadhi di poter ascoltare tutte le richieste di regali.

  4. Di fornire ai bambini di tutto il mondo vacanze invernali gioiose.”

Disse allora il Buddha ad Ananda: “Avendo proferito questi versi, Nicholas adottò le pure pratiche che portarono alla creazione di uno splendido laboratorio al Polo Nord. In quel momento, tutta la terra tremò in sei modi e una pioggia di bellissimi fiori cadde dal cielo, diffondendosi ovunque. Si sentì musica spontanea, e una voce nel cielo disse ‘Sicuramente raggiungerai la più alta, perfetta illuminazione.’”

Ananda allora chiese al Buddha: “Puoi descriverci questo laboratorio?”

Il Buddha rispose ad Ananda: “Ben detto, Ananda. Sono molto contento della tua domanda. Hai mostrato profonda saggezza e intuizione sottile nel pormi questa domada dimostrando compassione per tutti gli esseri senzienti.

Nell’officina di Santa Claus, ci sono stagni ingiolletati in sette modi diversi, riempiti con acqua dalle otto eccellenti qualità. I letti degli stagni sono coperti solamente da sabbia dorata, e dai quattro lati di ciascun lago salgono scale d’oro, d’argento, berillio e cristallo. In cima a queste, si trovano banchi da lavoro ornati con oro, argento, berillo, cristallo, zaffiro, perle e corniola. Intorno a questi laghi ci sono gli alberi di Natale alti centinaia, migliaia, milioni di yojana – quelli blu irradiano una luce blu, quelli gialli una luce gialla, quelli rossi una luce rossa e quelli bianchi una luce bianca. Essi sono meravigliosi e belli, profumati e puri.

Ad ogni banco da lavoro, i bodhisattva la cui luce si espande per cento yojana intorno al loro corpo, faticano giorno e notte per costruire i giocattoli e i regali per i bambini di tutto il mondo. Tutti i bodhisattva nella terra di Santa Claus, raggiungeranno infine lo Stadio del Diventare un Buddha Dopo Ancora Una Vita.

Ananda, perché questo sutra è chiamato Maha Santa Claus Sutra?”

Ananda, se i figli e le figlie di buona famiglia, dovessero nella ventiquattresima notte del dodicesimo mese, lasciare un’offerta di latte e biscotti e recitare questo mantra:

Om, maha-santa-klas-ho-ho-ho hum!

Allora Santa Claus sarà in grado di volare a casa loro in modo tanto semplice come è semplice stendere il prorio braccio, in un carro trainato da otto renne, e lasciarsi alle spalle un grande cesto dei sette tesori. Tali discepoli riceveranno un’inesauribile quantità di beni, tali da soddisfare i loro bisogni materiali, permettendo loro di seguire il Dharma più facilmente.”

Ananda, proprio come io ora elogio l’inconcepibile virtù del Bodhisattva Santa Claus, anche i Buddha delle Dieci Direzioni lodano la mia inconcepibile virtù, dicendo: ‘Buddha Shakyamuni, hai compiuto un’opera estremamente difficile e senza precedenti. In questo mondo Saha, durante il cattivo periodo delle cinque corruzioni hai raggiunto la massima, perfetta Illuminazione e, per il bene di tutti gli esseri senzienti, hai reso questo insegnamento che è il più difficile al mondo da accogliere con fede.’”

Quando il Buddha ebbe enunciato questo sutra, Ananda e tutti i monaci, insieme agli esseri del mondo intero, inclusi deva, umani e asura, si rallegrarono per quanto avevano udito e in modo riverente lo accettarono. Dopo averlo adorato, se ne andarono.

Potete trovare l’originale del testo qui.

Fonti: Japan and Korea: Life, Language and Religion

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